Intervista con Metuchela

Written by on Giovedì, 13 Luglio 2017 00:00
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Un incontro straordinario!

Personalmente ho conosciuto Metuchela durante uno degli eventi organizzati dalla cooperativa, in occasione dell’evento avrebbe dovuto lavorare come cameriere, di lui mi hanno colpito due cose, la sua agitazione in merito al lavoro che avrebbe dovuto svolgere e la sua voglia di ridere e scherzare nonostante la preoccupazione. A distanza di mesi mi è stato poi proposto di rivederlo per fare un’intervista con lui e parlarmi un po’ di quella che è stata la sua vita e devo dire che l’intervista mi ha molto colpito, motivo per cui ho deciso di riportare direttamente le sue parole. Innanzitutto scopro che è un ragazzo giovanissimo, infatti, mi dice che è nato il 4 Febbraio del 1993 a Kinshasa in Congo, ha perso i genitori quando era molto piccolo, decido di lasciarlo parlare senza fare molte domande e cercando di interromperlo il meno possibile perché mi rendo conto che le sue parole costituiscono anche per me una lezione di vita.

Gli chiedo informazioni riguardo alla morte dei genitori e la risposta è: “Il ricordo della morte dei miei genitori è molto offuscato nella mia mente non ricordo quale età avessi quando sono morti ricordo solo che ero molto piccolo forse avevo intorno ai 5 anni, dopo che sono morti siamo rimasti solo io e i miei tre fratelli ,ma eravamo tutti molto piccoli per poterci prendere cura l’uno dell’altro”. Chiedo dove siano ora i suoi fratelli e se ha contatti con loro: “Loro sono rimasti in Congo. Quando sono arrivato in Italia, avevo perso tutti i contatti con loro, fortunatamente ora riesco a sentirli ogni tanto, nonostante questo sento molto la loro mancanza, perché credo che vivere con la gente che ti ama sia un tesoro inestimabile, inoltre alla lontananza si aggiunge la preoccupazione per le loro condizioni perché abbiamo perso tutto alla morte dei nostri genitori,  e non abbiamo avuto il sostegno necessario da parte di chi avrebbe dovuto occuparsi di noi e indirizzarci sulla buona strada. Le esperienze che ho vissuto mi hanno dato questa missione, cioè quella di aiutare tutti coloro che rimangono senza genitori e non hanno nessuno al loro fianco che li possa sostenere, è mio desiderio inoltre fare una politica che avverta tutti i genitori per tempo e li spinga a  curare ed assicurare un futuro ai loro figli o creare delle leggi di tutela per tutti i bambini che rimangono orfani.  Io nel momento in cui sono rimasto orfano non ritengo di aver avuto un tutore, l'unico tutore che ho avuto è stato Dio. Un'altra persona che devo ringraziare è uno dei fratelli di mio padre che ci ha dato una mano. Nonostante fosse lontano, poiché vive a Manchester, ha fatto il possibile per aiutarci, ma la lontananza fisica non gli ha permesso di completare il vuoto affettivo”.

Gli chiedo come trascorre la sua vita in Italia: “Da quando sono qui in Italia cerco di darmi sempre degli obiettivi, traguardi molto semplici, e per cercare di fissarli bene li scrivo. Il primo obiettivo che mi sono posto una volta arrivato qui in Italia è stato quello di imparare la lingua e in parte sono riuscito a raggiungerlo anche se ho ancora molto da apprendere. Lo studio è sempre stato una mia passione, infatti appena sono arrivato mi sono iscritto a scuola e sono riuscito a conseguire la licenza media. Vorrei riuscire a laurearmi, cosa che non sono riuscito a fare nel mio paese. Un altro traguardo che mi sembrava difficile da raggiungere è stato quello di prendere la patente, ma una volta che mi sono immerso nello studio tutte le cose mi sono sembrate più facili e così nell'arco di un anno circa sono riuscito ad ottenerla. Una volta raggiunto un obiettivo cerco sempre di averne di nuovi, per ora ne ho ancora due che vorrei vedere concretizzarsi ma spero ce ne saranno altri e spero che Dio mi dia la forza di poterli sempre raggiungere e andare avanti, senza lasciarmi scoraggiare dalle difficoltà che vivo anche qui in Italia, perché vivere qui non è facile: si parla molto di rispetto della diversità, si dice di rispettare il prossimo, rispettare la differenza di  razza e rispettare colui che ti sta di fronte ed è diverso da te, ma nonostante ciò si dica a parole, nei fatti io noto che questo rispetto non c'è. Tuttavia io non mi lascio scoraggiare perché non sono ancora arrivato dove voglio arrivare per cui so che devo darmi speranza e fiducia, essere forte ed andare avanti dritto fin dove voglio giungere”.

Gli chiedo quindi come ha trascorso la sua vita in Congo e cosa faceva quando era lì: “Ho vissuto a Kinshasa fino a circa 20 anni, anche se i ricordi del periodo sono molto confusi, nel periodo in cui ho vissuto lì nonostante i maltrattamenti subiti e con tante difficoltà sono riuscito a conseguire il diploma di maturità in scienza commerciale e informatica, un' equivalente dell'istituto tecnico commerciale qui in Italia. La scuola lì mi piaceva moltissimo perché riuscivo sempre a ottenere buoni risultati e questo mi conferiva una maggiore voglia di studiare ed andare avanti, inoltre mi piacevano molto le materie di studio soprattutto l'informatica di cui conosco  molto bene la teoria nonostante poi non riuscissi a fare molta pratica a causa della mancanza degli strumenti necessari, poiché non avevo un computer. Il mio sogno inizialmente era quello di studiare medicina, ma per la prima volta e con grande delusione poiché credevo davvero di aver fatto molto bene il test, ho fallito questo obiettivo e non sono riuscito a superare il test di ammissione. Il punteggio raggiunto non mi ha permesso di entrare a fare medicina ma mi ha comunque permesso di avere un posto in scienze commerciali ed informatiche ed ho accettato di stare li; dopo il primo semestre ho deciso di rimanerci perché mi stava piacendo. Ritengo che anche lo studio fatto mi dia la possibilità di aiutare le persone dal momento che anche l'economia è importante e permette di avere idee che aiutano la gente. Io non vivo per me stesso vivo per gli altri. Io non sono Metuchela per me stesso sono Metuchela per gli altri, per le persone che credono in me e si aspettano da me qualcosa, per cui se non faccio oggi degli sforzi, se oggi non mi batto ci saranno molte persone che resteranno deluse perché si aspettano molto da me e non potranno ricevere nulla".

Gli chiedo quando e perché ha lasciato il suo paese: “Non  mi va di parlare dei motivi che mi hanno spinto a lasciare il mio paese.  Sono arrivato in Italia 29 gennaio 2015". Mi complimento con lui per avere imparato così bene l'italiano in così poco tempo e mi risponde che ha ancora molte cose da imparare e che lo vuole fare perché vuole integrarsi.

Domando quali sono state le sue prime impressioni giunto in Italia: “Ho avuto una buona accoglienza,  la mia prima richiesta è stata quella di andare a scuola lo ripetevo ogni giorno come una canzone e giravo per il centro con un quaderno, così mi sono iscritto alla scuola lì all'interno del centro e ho appreso le prime basi e poi da solo sono andato a iscrivermi al CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) e ho iniziato il mio piccolo percorso personale per imparare al meglio la lingua frequentando anche persone italiane, e andando a lavorare per una compagnia dell’energia elettrica. I responsabili  li mi hanno insegnato come rispondere alle domande difficili che ci venivano poste dai clienti, nonostante il lavoro non fosse molto buono è stata comunque una grandissima esperienza ed un modo per imparare la lingua”.

Il tempo stringe e so che Metuchela ha un appuntamento, così mi accingo a porgli le ultime domande: “Come hai conosciuto la cooperativa?”  “Un mio amico che frequenta la  mia chiesa mi ha portato al Sacro Cuore dove ho conosciuto Simone e tramite di lui ho saputo della cooperativa sociale SIAMO con loro ho lavorato ad alcuni eventi ed ho passato tantissimi bei momenti nella realizzazione delle bomboniere. Della cooperativa penso che al suo interno ci sia molto rispetto della diversità che non trovo invece altrove,  inoltre apprezzo molto tutto quello che fanno per cercare di creare integrazione. Mi piace anche il fatto che fanno le bomboniere cercando sempre di fare qualcosa di nuovo, e come dal nulla riescono a creare cose, e non lo fanno per se stessi ma per aiutare gli altri, per questo li apprezzo molto, e sono solidale con loro perché condivido i loro valori”.

Le mie ultime domande sono: “Cosa ti manca del tuo paese e cosa apprezzi invece dell’Italia?” "Del mio paese mi manca molto la mia casa, l'ospitalità e la cultura, noi viviamo in maniera diversa nel mio paese le persone non sono stressate come lo sono qui in Italia, lì anche se non ho nulla, non mi lamento e faccio le cose che mi saranno utili domani. Qui si pensa troppo a come sarà domani e ci si lamenta su un domani che non hai mai visto, invece di vivere bene oggi. Dell'Italia mi piace che ci sono brave persone disposte ad aiutarti, l'Italia mi ha portato anche la maturità e la crescita qui ho capito come gestire le cose e la realtà della vita, perché anche qui in Italia le cose per me non sono state facili, ma io credo che non sia dentro la bella vita che uno cresce ma  dentro le esperienze difficili. É dentro le cose che non sono così facili da risolvere che la persona cresce. La crescita è la cosa che mi resterà sempre dell'Italia anche se in futuro magari non ci resterò. Ho sempre avuto fede perché ricordo che ne aveva anche mio padre, non sono perfetto ogni tanto sbaglio e la mia coscienza mi dice che non sto facendo il giusto, e non ce la faccio ad andare avanti se prima non rimetto a posto le cose. Qui inoltre canto perché mi piace cantare e suonare la chitarra, credo che il canto sia il mio dono, e ringrazio di avere avuto qui in Italia la possibilità di cantare e imparare a suonare.Un ultimo grande obiettivo che mi pongo è quello di studiare delle strategie che mi permettano di aiutare il mio paese e di poter cambiare le cose lì e di aiutare la gente perché un altro mio grande sogno è quello di poterci tornare un giorno, perché è la mia patria e ritengo che ognuno dovrebbe vivere bene a casa sua ”.

E così concludiamo l’intervista e lo vedo al quanto preoccupato, non è più sicuro di voler vedere la sua storia pubblicata e teme le conseguenze, io cerco di rassicurarlo per quanto mi è possibile, gli dico che non voglio entrare in questioni sociali e politiche il mio unico obiettivo è di far conoscere lui è la meravigliosa persona che è a chiunque abbia la voglia e il tempo di leggere questa intervista così mi autorizza a pubblicarla, io lo ringrazio per aver condiviso la sua storia e gli auguro in futuro di poter raggiungere ogni traguardo.

Read 1130 times Last modified on Venerdì, 26 Gennaio 2018 12:28
sara

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