Intervista con Soheila
Written by sara on Mercoledì, 28 Giugno 2017 00:00
Quando la società determina il tuo destino.
Soheila è il gioiello della cooperativa. Creativa, caparbia e intraprendente. La sua vita l'ha portata a dover affrontare già da giovane molte difficoltà. Con ironia ci dice che le sembra di aver vissuto almeno tre vite. La sua prima vita ha inizio a Teheran, città dove è nata, dove ha vissuto con la sua famiglia e si è diplomata in arte all'età di 17 anni. Soheila ama dipingere, e negli anni vissuti a Teheran i suoi quadri sono stati premiati per la loro peculiare bellezza.
Dopo la laurea Soheila si è sposata e si è trasferita al centro di Teheran per vivere con il marito, trovando lavoro come insegnante in una scuola, grazie ai riconoscimenti ottenuti con i suoi quadri. Una grande fortuna - ci dice Soheila -perché in Iran nonostante il numero di donne laureate sia maggiore di quello degli uomini, queste hanno più difficoltà nel trovare lavoro e minor libertà.
Nel 2013 ha inizio per lei una nuova vita quando suo marito subisce minacce per questioni politiche, e rischia di essere arrestato. Questo li costringe a fuggire dal loro paese, prima in Italia e poi in Danimarca.
Qui Soheila cerca di ricostruire la sua vita, nonostante l’enorme tristezza che ha nel cuore perché sa che nel suo paese non potrà più fare ritorno e dovrà vivere lontana dagli affetti: la sua famiglia, che l’ha sempre amata e sostenuta, la sorella più piccola che non potrà veder crescere.
Ma con determinazione, ritorna a fare in Danimarca il lavoro che più le piace, insegnare. Un conforto è rappresentato per lei dalle emozioni che le offre la pittura: un piccolo passero posato sul ramo di un albero, le ispira uno dei suoi ultimi quadri.
Dopo nove mesi Soheila, insieme al marito, è costretta a fare di nuovo le valigie e tornare in Italia a causa del Regolamento UE n. 604/2013, che costringe i richiedenti asilo a rimanere nel paese in cui si è richiesto asilo per la prima volta.
In Italia iniziano però nuovi problemi, stavolta di salute, causati dal forte stress, e dovrà subire tre interventi e diverse complicanze: un coma di una settimana e la perdita di memoria per tre mesi. Le uniche due persone che ricorda al suo risveglio sono la mamma e la sorella, che possono restarle accanto solo attraverso il telefono. Grazie alle cure e alle telefonate amorevoli dei genitori riesce a rimettersi e a riacquistare la memoria.
Ma un nuovo dramma è alle porte il 5 febbraio 2016, quando si trova costretta a rivolgersi ad un centro antiviolenza. Delle cause che l’hanno portata a fare questa scelta non ha voglia di parlare, ma ringrazia ancora una volta i suoi genitori. Infatti, nonostante la cultura del suo paese imponga ad una donna di essere sposata per il resto della vita, la sua famiglia ancora una volta la sostiene in questa scelta. Dall’altra parte del mondo, il loro unico desiderio, è solo il bene per la loro figlia.
Dopo la separazione dal marito ha cominciato quella che lei definisce la sua terza vita, vivendo prima un anno nel centro, poi ospite in un istituto di suore. Attraverso il centro è arrivata al Sacro Cuore dove ha partecipato ad un workshop della cooperativa.
Insieme a noi ha iniziato un progetto per lo sviluppo delle capacità imprenditoriali e creative.
Ci dice che ricorda questo incontro come il primo lieto evento dal suo arrivo in Italia, perché ha trovato finalmente la possibilità di esprimere le proprie capacità, nelle varie attività in cui è impegnata: dalla realizzazione delle bomboniere solidali, alla gestione dell’Alveare, che le permettono di riscoprire ed esprimere il suo talento.
Oltre a queste però la cooperativa si è impegnata perché possa presto ricominciare a dipingere, e a dar vita a nuove e meravigliose creazioni.
